REDDITO DI CITTADINANZA?

Raccogliamo qui alcuni articoli in cui l’argomento viene presentato e discusso.

INTERNAZIONALE

Il settimanale ha dedicato diversi articoli e numeri al tema del Reddito Universale e/o di Cittadinanza, li segnaliamo qui:

L’ora del reddito di base sta per arrivare – 
28 aprile 2017 11.24 
https://www.internazionale.it/opinione/gwynne-dyer/2017/04/28/ora-reddito-di-base

Perché il reddito di cittadinanza è una buona idea – The Economist, Regno Unito
https://www.internazionale.it/notizie/2016/06/08/reddito-cittadinanza

Se lavorassimo tutti solo 15 ore a settimana? –  Guardian, Regno Unito

https://www.internazionale.it/opinione/gwynne-dyer/2017/04/28/ora-reddito-di-base

 

 

Il Manifesto

11.11.2017
Il reddito di base non è un’utopia 
https://ilmanifesto.it/il-reddito-di-base-non-e-unutopia/

 

ARTICOLI DEL BLOG:

Lavorare gratis, lavorare tutti: la prospettiva controcorrente del sociologo De Masi (di Luca Robino, ottobre 2017)

Su “LA FINE DEL LAVORO” (o la sua drastica riduzione con l’AUTOMAZIONE) il filosofo-economista belga PHILIPPE VAN PARIJS propone un REDDITO DI BASE per tutti. Ecco come dovrebbe funzionare (di Paola Tonellato)

Su “LA FINE DEL LAVORO” (o la sua drastica riduzione con l’AUTOMAZIONE) il filosofo-economista belga PHILIPPE VAN PARIJS propone un REDDITO DI BASE per tutti. Ecco come dovrebbe funzionare (di Paola Tonellato)

Sul tema de “IL LAVORO CHE CAMBIA” Vi propongo un interessante articolo-intervista del giornalista Maurizio Ferrera al filosofo-economista belga PHILIPPE VAN PARIJS. Perché con la fine del lavoro, bisognerà pensare, secondo Van Parijs , a un REDDITO DI BASE per tutti (diverso dal reddito di inclusione, di cittadinanza, etc.). Ecco l’articolo apparso sul supplemento domenicale LA LETTURA del “Corriere della Sera”. – PAOLA TONELLATO
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REDDITO SOCIALE DI BASE A TUTTI (PERSINO A CHI FA SURF)

di Maurizio Ferrera, da “LA LETTURA” supplemento domenicale de “il Corriere della Sera”, del 22/10/2017
– Dialogo con il filosofo ed economista PHILIPPE VAN PARIJS sulla sua proposta radicale di riforma dei sistemi di protezione sociale. Un trasferimento monetario universale incondizionato per ogni cittadino –
Il vecchio Stato sociale, pensato per il tradizionale lavoro dipendente, non funziona più. Non riesce a combattere la povertà né a ridurre le disuguaglianze, priorità per le quali si stanno studiando nuove proposte. L’idea più radicale, che prevede un reddito di base da erogare a tutti i cittadini, è sostenuta dal filosofo ed economista Philippe Van Parijs (Bruxelles, 1951), professore emerito dell’Università cattolica di Lovanio (in Belgio), che in queste pagine si confronta sul tema con Maurizio Ferrera, politologo esperto di welfare e firma del «Corriere». (…) Una illustrazione organica della sua proposta, con varie risposte alle possibili obiezioni, si trova nel libro scritto da Van Parijs con Yannick Vanderborght (docente dell’Università Saint-Louis di Bruxelles) «IL REDDITO DI BASE», pubblicato in ottobre da “IL MULINO”.

REDDITO DI BASE: LA PROPOSTA RADICALE DI PHILIPPE VAN PARIJS

Maurizio Ferrera: La prima formulazione completa della tua teoria sul reddito di base è contenuta nel volume Real Freedom for All, uscito nel 1995. Sulla copertina c’è l’immagine di un giovane surfista. Mi hai raccontato che lo spunto ti venne da John Rawls. Qualche anno prima, lui ti aveva chiesto: perché i surfisti di Malibu dovrebbero ricevere un sussidio dallo stato? Inizierei questa conversazione rivolgendoti, a trent’anni di distanza, quella stessa domanda.
Philippe Van Parijs: Il reddito di base è un trasferimento monetario periodico erogato ad ogni membro della comunità politica su base individuale, senza verifica della situazione economica o della disponibilità al lavoro. Non si tratta, in altre parole, di una prestazione riservata a chi è inabile o in cerca di lavoro. Dopo avere letto Una Teoria della Giustizia di John Rawls, io pensavo in effetti che suoi capisaldi potessero giustificare l’idea di un reddito di base incondizionato. Il “principio di differenza” richiede infatti che vengano massimizzate non solo il reddito ma anche la ricchezza e i “poteri” dei più sfavoriti, assicurando a tutti “le basi sociale del rispetto di sé”. A me sembrava che ciò fornisse una base robusta in favore di un reddito di base incondizionato.
Ma Rawls non era d’accordo con te….
“No, e ne fui molto sorpreso e anche deluso. Gliene parlai durante una prima colazione a Parigi nel 1987. Rawls mi obiettò: chi passa tutto il giorno a fare surf sulla spiaggia di Malibu non dovrebbe avere diritto a ricevere un trasferimento incondizionato.”
Così è il dibattito con Rawls che ha dato al tuo editore lo spunto per la copertina del tuo libro…
“Già. Poi però, in scritti successivi, Rawls cercò di neutralizzare il mio ragionamento in questo modo: il tempo libero e la gratificazione dei surfisti equivale al salario minimo di un operaio a tempo pieno. Introducendo questo elemento nella teoria, il surfista non può più rivendicare di appartenere ai meno sfavoriti.”
Partita chiusa, allora?
“No, in una conferenza che feci a Harvard (Perché dar da mangiare ai surfisti?) e poi nel libro che hai citato sopra, Real Freedom for All, ho sostenuto che il punto di vista “liberale” adottato da Rawls consente di giustificare il reddito incondizionato. Per capirlo, bisogna passare attraverso la seguente considerazione. Gran parte del reddito di cui ciascuno di noi dispone non è in realtà il frutto del nostro sforzo, ma dal capitale e dalle conoscenze complessive “incorporate”, per così dire, nella società, quelle che rendono possibile il suo funzionamento efficiente. Il reddito di base non estorce risorse da chi lavora duramente per darle a chi è pigro. Si limita a redistribuire in maniera più equa una colossale “rendita” che la società ci mette a disposizione e che nessuno di noi, individualmente ha contribuito nel passato ad accumulare.”
Nella tua teoria, il reddito di base andrebbe a tutti, anche ai ricchi. Eppure tu sostieni che ad esserne avvantaggiati sarebbero soprattutto i poveri. Potresti chiarire meglio il punto? 

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