Glossario:
Robot Digitali (RD) = L’insieme dei dispositivi hardware e software
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Ho letto con molto interesse l’intervento di ALDO BIANCHIN e i 2 articoli allegati. (vedi qui sotto, ne proseguo del blog. Ndr)
Anch’io sto leggendo, studiando e riflettendo, ormai da tempo, su questi temi e soprattutto su alcuni aspetti che corrono oggi a gran velocità in parallelo a questi argomenti.
In particolare il tema del ROBOT e dell’INTELLIGENZA ARTIFICIALE, anche dal punto di vista della sua presenza nella storia, e non solo quella recentissima.
Forse qualcuno ha letto il mio racconto “L’AUTOMA”.l_automa_andrea_mattarollo (3) Il racconto si svolge in un tempo indeterminato, ma a chi conosce anche superficialmente un po’ la storia degli automi non sarà sfuggito il riferimento all’automa giocatore di scacchi, “IL TURCO” costruito nel 1769 da WOLFANG VON KEMPELEN per Maria Teresa D’Austria. La storia di questa straordinaria invenzione che tra 2 mesi festeggerà 250 anni ci riguarda molto ma molto da vicino.
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Nel 2005 AMAZON ha creato un sistema di intermediazione digitale tra le aziende e i lavoratori di tutto il mondo, per svolgere dei compiti che i computer non riescono a fare, o non fanno ancora con la perfezione che viene richiesta.
Ad esempio riconoscere e leggere degli scontrini, riconoscere e interpretare da un filmato o da una foto dei gesti umani, dei suoni, comprendere il significato di una registrazione audio, leggere dei cartelli o delle targhe, descrivere un prodotto di un negozio online, identificare un musicista da un cd, ecc.
Cinquecentomila (500.000) persone nel mondo (soprattutto in USA e India) sono impegnate a fare queste cose per poche decine di centesimi di dollaro all’ora per aziende di tutto il mondo (Amazon guadagna fino al 40%).
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AMAZON MECHANICAL TURK, questo è il nome del servizio, è un riferimento esplicito all’automa di von Kempelen. A buona ragione: esattamente come “il turco” originale nascondeva al suo interno un umano che giocava a scacchi, “i turchi” qui sono le persone che svolgono un lavoro che (al momento) il robot digitale non è ancora in grado di fare. Ma che grazie al loro lavoro sta imparando a fare sempre meglio.
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Infatti l’obiettivo finale è proprio questo: con il loro lavoro queste persone insegnano agli algoritmi ad acquisire le competenze per riuscire a svolgere questi compiti autonomamente. Dal loro lavoro Amazon quindi ha un doppio guadagno.
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Nel racconto L’AUTOMA il protagonista è un ragazzo che ha maturato un sogno: un mondo futuro in cui il lavoro, e in particolare il lavoro che richiede grande fatica e stronca le persone come alberi che cedono alle intemperie, sarà svolto dagli automi.
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Ma lo scenario in cui la macchina sostituisce l’uomo nei compiti di fatica ne apre anche un secondo, che il ragazzo mostra di aver compreso: l’automa è condizionato unicamente dal compito che deve svolgere, e non dai rapporti sociali e di forza che invece modellano la società (i rapporti sociali, i rapporti di classe, ecc.), insomma per la macchina e per l’automa tutti gli uomini (e tutte le donne) sono eguali (e questo, nell’economia del racconto, porta il protagonista a fare una scelta inedita per l’epoca in cui è ambientato).
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Nel mondo attuale i Robot Digitali stanno imparando dalle persone che li utilizzano (Amazon Mechanical Turk è solo un esempio tra infiniti, anche Google impara dalle nostre scelte, ad esempio) e utilizzandoli producono un output: i BIG DATA, ovvero tutte le informazioni che possono essere raccolte e processate sulle persone e sui loro comportamenti.
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Nella nostra vita quotidiana la nostra esperienza si svolge tutta da un lato: noi siamo PRODUTTORI (quando utilizziamo un robot digitale) di BIG DATA e contemporaneamente FRUITORI dei servizi che ci vengono forniti grazie ai big data: usiamo lo smartphone, i social, le app, il pc, siamo registrati quando andiamo per strada, entriamo in un negozio, compiliamo un modulo, acquistiamo un libro, iscriviamo a scuola i bambini, assumiamo un farmaco, eseguiamo un bonifico, prendiamo il treno, scegliamo un programma tv, ecc.
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Per la prima volta nella storia (ma è davvero così?) compiendo queste azioni quotidiane, scontate e automatiche, ci affidiamo a qualcuno con cui non possiamo avere alcuna relazione, con cui è impossibile negoziare: l’unica possibilità è accettare “i termini del contratto”, spuntando la casella “Accetto”. Nel gergo del marketing, il NEGOZIO, inteso non come struttura di vendita, ma come pratica di mediazione tra chi vende e chi compra (o tra due posizioni diverse: negoziare appunto) è stato sostituito dal FUNNEL, l’imbuto: il processo necessario per portare una persona a compiere un’azione (un acquisto, un voto, una adesione, ecc.). A questo (anche) servono i big data: a migliorare sempre più questo processo, cercando di capire che cosa funziona meglio per convincere qualcuno a fare qualcosa.
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Il segreto delle FAKE NEWS è tutto qui: sono semplicemente degli strumenti che si sono rivelati efficaci per convincere qualcuno a fare qualcosa (ad esempio votare un candidato invece di un altro). E qui l’aspetto morale non c’entra nulla, è una scelta tecnica: se vogliamo ottenere dei risultati, dobbiamo fare così. E’ FONDAMENTALE comprendere questo punto: la realtà (cosa è vero e cosa è falso) qui non c’entra niente, in questo contesto comunicativo l’unica cosa che conta è FAR-SI-CHE QUALCUNO-FACCIA-QUALCOSA ed essere in grado di gestire i mezzi per riuscire a farglielo fare.
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E noi, noi come persone e cittadini, dove andiamo a finire in un contesto dove la definizione di quello che è vero o falso si misura sulla sua efficacia a ottenere un risultato atteso? Dove anche il nostro comunicare diventa uno strumento per convincere qualcuno a fare qualcosa? (E non, mettiamo, per capirsi, per discutere, per imparare, insegnare e così via?).
QUALE È IL RISULTATO, PER NOI?
Il risultato, in termini di vissuto e di percezione delle persone, in un contesto del genere è proprio quello descritto da ALDO BIANCHIN: LA SOCIETÀ LIQUIDA DI BAUMANN, priva “punti di riferimento stabili nella percezione comune”, un liquido in cui i vecchi contenitori (ideologie, partiti, confini, ecc.) non funzionano più e sono incapaci (o sono stati resi incapaci) di dargli una forma stabile.
“Una atomizzazione della società diffusa e generalizzata che pone l’accento sullo sviluppo dell’individuo, sui suoi diritti. C’è una rivendicazione dei diritti del singolo soggetto che si allarga a forme e gruppi specifici (esodati, disoccupati, precari, donne, handicappati, rifugiati, poveri, etc. etc etc) chi più ne ha, ne metta.
Non si vuole escludere nessun segmento. Non si vuol negare nessuna richiesta di “ diritti” per ognuno.”
Ma a chi si rivolge la richiesta?
Si chiede, e chiede a noi ALDO BIANCHIN, cosa potrebbe succedere da ora in poi, proponendo 4 scenari possibili :
1) I robot svolgeranno tutti i compiti svolti dall’uomo. Ci sarà un reddito incondizionato di cittadinanza per tutti.
SCENARIO: I ROBOT LAVORERANNO PER L’UOMO
2) I robot svolgeranno gran parte del lavoro, tranne compiti in settori relazionali riservati all’uomo.
SCENARIO: AI ROBOT LAVORI RIPETITIVI E PESANTI, ALL’UOMO LAVORI DI QUALITA’
3) I robot sostituiranno le persone in buona parte delle occupazioni, necessari sussidi per le persone che non troveranno lavoro.
SCENARIO: I ROBOT SVOLGERANNO GRAN PARTE DEI LAVORO, PARTE DELLE PERSONE SVOLGERA’ IL RESTO, I DISOCCUPATI RICEVERANNO UN SUSSIDIO
4) I robot toglieranno lavoro all’uomo nel tempo breve, ma nei tempi lunghi la situazione si riequilibrerà e ci sarà lavoro per tutti.
SCENARIO: ALLA FINE L’UOMO CONTINUERA’ A LAVORARE AFFIANCATO DAI ROBOT, OCCORRE ACCOMPAGNARE IL CAMBIAMENTO CON INTERVENTI MIRATI.
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I primi due scenari sono quelli prospettati nel racconto “L’automa” (e in molta narrativa fantascientifica), però da questo elenco manca lo scenario prefigurato da Amazon Mechanical Turk, e dagli altri Tools che stanno diventando elementi imprescindibili della nostra vita.
Stiamo parlando dei robot con cui abbiamo a che fare ogni giorno, eppure è molto difficile prefigurare uno scenario, perché è inficiato sia dalla paura che questa tecnologia evoca a diversi livelli, sia dall’opposta visione stolidamente ottimistica che ridicolizza chi chiede di definire dei limiti a queste tecnologie (magari chiamandolo erede dei luddisti). E’ difficile guardare negli occhi questo presente, comunque propongo un mio scenario possibile:
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5) I robot (digitali) si sostengono su due gambe: (1) la diffusione di strumenti hardware (lo smartphone ad es.) e software (le app ad es.) che forniscono molteplici servizi gratuiti e a pagamento, sempre più indispensabili, (2) il loro uso diffuso fornisce sempre maggiori strumenti per estrarre valore economico dalle persone che li utilizzano, con modalità diversificate, ad es.:
a) Amazon Mechanical Turk, Airb&b, Uber, ecc.: facendole lavorare (e guadagnando sul loro lavoro), ho-lavorato-come-turca-meccanica-per-amazon (1)
b) Google, Facebook, ecc.: facendole cliccare sulla pubblicità (e guadagnando su questo),
c) Modelli algoritmici predittivi utilizzati da aziende, enti pubblici, scuole per valutare ad es. la propensione al lavoro, al rischio, allo studio, alla spesa, ecc. delle persone, con il fine di ottenere un guadagno economico misurabile.
Questi sono solo alcuni esempi parziali reali e praticati.
SCENARIO: I ROBOT DI FATTO GESTIRANNO LA VITA LAVORATIVA E IL TEMPO LIBERO DELLE PERSONE PER ESTRARRE DALLE PERSONE IL MASSIMO VALORE POSSIBILE.
(ANDREA MATTAROLO)
INTELLIGENZA-ARTIFICIALE_inasia-del-30-maggio-2018 (3)