La posta in gioco alle elezioni europee di cui nessuno parla

Manifestazione europeista (foto tratta da MFE)

Newsletter nr. 41 del MFE, Movimento Federalista Europeo (maggio 2024)

   C’è molta condivisione – tra gli esponenti delle istituzioni e gli esperti – riguardo al fatto che queste siano le elezioni europee più importanti di sempre. Nelle analisi si richiama spesso la necessità che, in un quadro politico così pericoloso e drammatico, l’Europa si doti rapidamente di una politica estera e di sicurezza autonoma, autorevole, efficace; che si prepari ad un nuovo allargamento che questa volta ha un profondo significato geopolitico, e che si doti al tempo stesso di una capacità di investimento di quasi 1000 miliardi all’anno per supportare le transizioni verde e digitale, accrescere la propria competitività e rafforzare l’integrazione e lo sviluppo dell’industria nei settori strategici, completare il Mercato unico, ecc..

   Le famiglie politiche pro-europee, dopo un lungo processo democratico che ha coinvolto i cittadini con la Conferenza sul Futuro dell’Europa, proprio per queste ragioni hanno approvato nel Parlamento europeo uscente una proposta di riforma dei Trattati che serve ad adeguare il sistema politico-istituzionale e i meccanismi decisionali europei in vista della realizzazione di queste politiche ormai indispensabili; questa proposta è ormai nelle mani dei governi nazionali che devono decidere se approvare l’avvio di una Convenzione costituente per discuterle.

   Per la prima volta nei loro manifesti elettorali queste stesse famiglie europee hanno anche incluso l’impegno a riformare i Trattati. Questo vale per i Socialisti europei – cui appartiene il PD –, per il Gruppo dei Verdi (al cui interno, al momento, non ci sono parlamentari italiani), per i centristi liberali della galassia di Renew (famiglia di riferimento per la lista degli Stati Uniti d’Europa e Siamo europei di Calenda e Bonetti), per i Popolari europei, il gruppo di centro conservatore cui appartiene Forza Italia.

   Segnaliamo che iI Movimento 5 Stelle – che non appartiene a nessun gruppo politico e non ha appoggiato le riforme dei Trattati nel Parlamento europeo – ha presentato solo di recente il proprio programma (13 maggio) ed ha inserito diversi punti sulla riforma dei Trattati in senso federale.

   La lista Alleanza Verdi e Sinistra che non presenta programmi scritti rimanda ai programmi delle famiglie di riferimento delle sue componenti interne, i Greens per il partito Europa Verde, the Left (dove al suo interno ci sono partiti pro-riforma dei Trattati come il greco Syriza) per la sua componente Sinistra Italiana.

   Non è così per gli altri gruppi. Quello dei Conservatori e Riformisti – cui appartiene Fratelli d’Italia -, dopo aver votato contro la proposta di riforma dei Trattati nel Parlamento europeo, sostiene di voler difendere l’Europa delle nazioni, di voler mantenere il diritto di veto e di non voler rafforzare né il Parlamento europeo (che rappresenta i cittadini), né la Commissione europea, rifiutandosi di renderla un organo più politico sotto il controllo dei parlamentai europei e del Consiglio dell’UE; al tempo stesso però, nelle parole della Presidente del Consiglio Meloni, reclama – in modo molto contraddittorio – di volere un’Europa più politica e politiche europee in materia di difesa, di investimenti comuni, di politiche migratorie e di intervento e cooperazione rispetto all’Africa.

   La Lega, invece, nel gruppo Identità e democrazia non ha questi problemi di coerenza, dato che condivide con l’alleato Alternative für Deutschland la linea contro l’Europa, senza neppure aver elaborato un manifesto comune.

   Le differenze tra i diversi orientamenti di alcuni partiti, ma anche la vicinanza tra quelli che si ritrovano nella stessa maggioranza in Europa, sono quindi molto ampie, e sono evidenti, se si conoscono e si analizzano le posizioni. Infatti, nei loro manifesti o nelle loro indicazioni programmatiche le forze politiche rispecchiano queste affinità e differenze che esistono a livello europeo. Stupisce allora che innanzitutto l’informazione non sappia far emergere un confronto sui programmi elettorali dei partiti, per poter alimentare un dibattito su quella che è davvero la posta in gioco alle elezioni europee; e che gli stessi partiti non riescano ad uscire da questa gabbia comunicativa che li appiattisce sulla peggiore politica nazionale come se il confronto avesse valore solo in vista della definizione dei rapporti di forza interni.

   In questo modo come possono i cittadini capire (e valutare) l’impegno delle forze pro-europee per riformare, rafforzare e migliorare questa Unione europea? Come possono incalzarli, sostenerli, o chiedere maggiori spiegazioni? Come possono chiedere conto alla Presidente del Consiglio, che si candida in tutte le circoscrizioni e che anche se non andrà al Parlamento europeo darà comunque la linea ai suoi parlamentari e dovrà lei stessa, come capo di governo, esprimersi sulla riforma dei Trattati? Chi si incarica di far notare la contraddizione insanabile che esiste tra il suo volere un’Europa delle nazioni, dove ciascuno Stato membro difende fino all’ultimo il proprio interesse particolare, e il chiedere continuamente un’Europa politica, capace di avere una difesa comune, fare debito comune per fare investimenti comuni, pronta a impegnarsi unita in Africa e ad avere una politica migratoria unica di lungo periodo?

   Non siamo di fronte a questioni teoriche, ma a scelte pratiche destinate a cambiare in un senso o nell’altro la vita dei cittadini: perché se servono politiche europee, ma non si accetta di creare gli strumenti necessari per realizzarle, si condannano gli europei tutti all’impotenza, all’impoverimento, alla decadenza.

   Lo stesso discorso vale – ancora di più – per chi dice di voler ridimensionare l’Europa, senza spiegare qual è l’alternativa, forse perché sarebbe costretto ad ammettere che la sola alternativa è la sottomissione dei nostri Paesi impotenti ad un despota come Putin.

   Questa posta in gioco alle europee è dunque molto netta, ed è cruciale perché riguarda il rafforzarsi o meno di uno schieramento e di una volontà politica necessari per portare a compimento la costruzione di un’Unione europea capace di agire perché più unita e dotata di competenze, risorse, sistemi decisionali e meccanismi adeguati.

   È una responsabilità di tutti i partiti saper fare un dibattito serio in un momento così cruciale, e lo è anche dei mezzi di informazione.
   Con i nostri mezzi, e con la nostra chiarezza, noi del Movimento Federalista siamo impegnati a farlo.

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